Olli e Ghost Cult, Ottobre 2013

« Older   Newer »
  Share  
_.-Aldhissla-._
view post Posted on 17/10/2013, 22:25




Essere in tour con l'Heidenfest è stato un po' duro questa volta secondo il violinista Olli Vänskä. E' stato male, ma nonostante questo ha trovato il tempo per questa intervista ed è ruscito a dare performances energetiche con i Turisas ogni sera. Quindi, mentre è imbaccuccato in una felpa e sorseggia tè, Ghost Cult ha chiacchierato con Olli riguardo al loro nuovo prodotto Turisas2013.

GC: Cosa significano i Turisas nel 2013?
Olli: Penso che siamo sempre gli stessi che eravamo nel passato. La band si è distaccata dalla musica folk metal pura. Beh, non siamo mai stati del tutto folk o viking metal, ma ci siamo comunque distaccati e ampliato i nostri orizzonti. Penso anche che i Turisas siano più energici, grandiosi e teatrali che mai. Il nuovo album ha diviso i fronti. Non ci aspettavamo altro, è diverso dalle cose vecchie. Il tipico sound dei Turisas è ancora presente, ma ci siamo presi una certa libertà artistica. Non abbiamo definito i nostri limiti su quello che la gente direbbe dovrebbero fare i Turisas. Abbiamo anche due membri nuovi e al momento io sono particolarmente felice della nuova line-up, sono musicisti eccellenti. Siamo forti come gruppo al momento.

GC: Avete cercato un sound più live in questo album, rispetto a quelli precedenti. Come ci siete riusciti?
O: Sì, in effetti non suona proprio pulito e perfetto. Abbiamo registrato da soli, abbiamo affittato una casa e registrato lì. Ci sono pochi elementi prestabiliti nell'album. Per un ascoltatore moderno è un po' strano, perchè tutti cercano di raggiungere un suono «Nightwish», molto controllato. Tutto è preciso, perfezionato nei minimi dettagli. Non ci sono errori in quel tipo di album. Nel nostro invece ce ne sono parecchi di errori.

GC: Che tipo di errori?
O: Beh, un tocco umano. Non è stato registrato in studio e non abbiamo usato dei samples sulla batteria. La nostra batteria suona molto naturale e non sono state fissate, sincronizzate o cose del genere. In passato la nostra musica era più plastica. Ora è come ‘questo è quello che abbiamo, andiamo avanti’. Questa è stata un po' anche l'atteggiamento che abbiamo avuto. Inoltre, non c'è nessuna storia o concept, infatti ci sono un paio di canzoni di Jussi, un paio mie e il resto di Mathias, quindi ci sono stati diversi input e un songwriting molto vario. E' stato una specie di esperimento e la dimostrazione che ci serviva tempo per respirare, come liberarsi da un carico di peso storico. Non in senso negativo, ma bisogna sperimentare un po' per rinfrescare il sound.

GC: Avete abbandonato il concept dei Variaghi in Turisas2013, ci ritornerete mai?
O: Non so se ci ritorneremo. Personalmente penso che ci siano molte band che romanticizzano i vichinghi e nessuna di quelle band porta qualcosa di veramente nuovo/diverso. Non è così interessante per me. Mathias ha creato una storia brillante per il secondo e per il terzo album e si è avvicinato all'argomento da diverse angolature. Lui è il pazzoide della storia. E' quello da cui prende gran parte della sua ispirazione e penso anche che sia molto onesto guardare ai fatti storici. Non pensare solo ai grandi guerrieri, romanticismo nazionale e cose così che si vedono anche nei film di Hollywood.

GC: C'è qualcosa che avresti fatto diversamente nelle registrazioni dell'album col senno di poi?
O: Tecnicamente non molto. Abbiamo imparato a non chiudere le porte in una casa vuota durante la notte; c'era un lungo cavo di fronte a un piccolo buco vicino ai gradini delle scale, così di notte un topo è venuto fuori è si è rosicchiato un buco per uscire ahah! E magari la prossima volta vorrei avere un produttore esterno (Mathias ha prodotto tutto l'album), perchè quando sei tu a dover fare tutto, ad esempio le parti vocali, è difficile distanziarti dal materiale ed essere fiduciosi nel dire «questa cosa è finita, andiamo alla prossima». Mathias ha una visione artistica molto precisa, almeno per quanto riguarda quello che non vuole fare. Forse aiuterebbe avere qualcuno che mantenga le rendini da fuori e qualcuno che porti avanti la linea artistica del prodotto; potrebbero lavorare insieme. Alle volte ho paura che tutto il lavoro sia troppo da gestire per una sola persona.

GC: La rivista per cui stiamo facendo questa intervista ha chiamato Turisas 2013 una «transizione». Ti ritrovi in questa definizione?
O: Forse avete ragione, ne ho sentito parlare. I Turisas sono sempre stati così stretti con l'idea «siete una band viking, il vostro sound deve essere così» e in un certo senso l'album vuole dire invece «facciamo quello che ci pare». C'è molto di più nella storia oltre Holmgard e il Battle Metal. Quindi in questo senso sì che è una transizione. Non stiamo cambiando del tutto, suoniamo ancora le vecchie canzoni ad esempio, non penso che chiuderemo i battenti con tutte le cose vecchie, stiamo solo aprendo qualche finestra in più. Ovviamente dipende dall'ascoltatore come il proprio gusto possa cambiare, ma sento che questo è un album che la band doveva fare a questo punto.

Fonte originale: http://www.ghostcultmag.com/battle-metal-a...w-with-turisas/
 
Top
0 replies since 17/10/2013, 22:25   40 views
  Share